sabato 4 febbraio 2012

The Elder Scrolls V: Skyrim

Riporto qui la recensione di alcuni spezzoni per pc di skyrim recensita da spaziogames.it  il gioco dell'anno di ruolo, migliore nella grafica suono e giocabilità che solo in The Elder Scrolls si può trovare consigliato a tutti gli appasionati del genere gdr ma anche chi vuole provare nuove emozioni grafiche testando magari la propria scheda grafica di ultima generazione.


La rinascita dell’epic fantasy
Il gioco si presenta fin da subito come facente parte a tutti gli effetti della storica saga di GDR di cui porta il nome. Come da tradizione della serie, The Elder Scrolls V: Skyrim mette a disposizione un enorme continente aperto da esplorare a piacimento, centinaia di quest da affrontare e una libertà di scelta pressoché assoluta.
Il tutto è ambientato nella fredda terra di Skyrim, provincia settentrionale del continente di Tamriel, a nord della verde Cyrodil. La storia prende il via duecento anni dopo gli eventi di Oblivion. Anni dopo la fine della tremenda guerra con i Thalmor, l’Impero, ormai l’ombra della sua antica potenza, è sull’orlo del baratro. Dopo l’assassinio del suo legittimo re, Skyrim è a un punto di rottura; i Jarl, i signori delle nove regioni di Skyrim, sono in lotta tra loro e spesso sembrano non voler riconoscere l’autorità imperiale. l’Impero è inoltre costretto ad affrontare la rivolta dei Manto della Tempesta, una fazione ribelle che invoca a gran voce l’indipendenza di Skyrim e dei suoi abitanti Nord dalla legione imperiale e vuole reintrodurre il culto dell’eroe divino Talos, bandito trent’anni prima dall’Impero; quest’aperta ribellione sfocia in una guerra fratricida, che sta spaccando in due la regione facendo saltare tutte le gerarchie del territorio. La rivolta è guidata da Ulfric Manto della Tempesta, un misterioso personaggio che sembra possedere il potere della “Voce”, un’abilità temibile e oscura ai comuni mortali. Mentre l’Impero si indebolisce sempre di più, fanno il loro terribile ritorno anche i draghi, creature mitologiche che sembravano estinte da secoli, i quali riversano tutta la loro furia distruttrice sui villaggi e le città della provincia.
Gli eventi sembrano giunti a una svolta nel momento in cui l’Impero cattura Ulfric e lo porta a Helgen per giustiziarlo, ma quest’ultimo si salva grazie all’improvviso attacco del drago Alduin e torna ad essere uccel di bosco. Nel mezzo di questa situazione critica, con la provincia di Skyrim dilaniata dalla guerra, le profezie hanno predetto l’avvento di un Dragonborn, il Sangue di Drago, l’unico in grado di fermare queste potenti creature dal distruggere il mondo degli uomini. E saremo proprio noi, guarda caso, a vestire i panni di questo eroe prescelto. Buona parte della trama ruota infatti attorno alla nostra natura di Dragonborn (Dovahkiin nel linguaggio dei draghi), allo scoprire di quali poteri siamo dotati, quali sono le nostre origini e quale destino ci attende.
Qui ci fermiamo, onde evitare di anticiparvi una delle storie più coinvolgenti narrate nei videogiochi degli ultimi anni.

L’editor del personaggio
La nostra avventura inizia proprio quando i soldati della Legione imperiale stanno per giustiziare a Helgen il già citato Ulfric e qualche altro avanzo di galera, dato che senza troppe spiegazioni ci troviamo anche noi sul carro diretto al patibolo. Una volta giunti a destinazione abbiamo a che fare con l’editor per la creazione del personaggio, di cui possiamo scegliere l’aspetto fisico e la razza tra le otto disponibili: i Nord (nativi di Skyrim), gli Imperiali, i Bretoni, le RedGuard, gli Altmer (Elfi alti), i Dunmer (Elfi oscuri), i Bosmer (Elfi dei boschi), gli Orchi, i Khajiit (creature dai tratti felini) e gli Argoniani (dei lucertoloni umanoidi). L’editor, come da tradizione per la saga, propone un’ottima varietà per plasmare il proprio personaggio, con i cosiddetti tratti razziali rappresentati da skill , bonus e malus specifici. Completata la fase di creazione e assegnato un nome al personaggio, un attimo prima del fatal momento fa la sua apparizione in cielo un drago nero, che mette Helgen a ferro e fuoco e causa un tale scompiglio da permetterci di fuggire indisturbati verso la salvezza. Sfuggiti alla morte, il primo quarto d’ora di gioco funziona da tutorial mascherato, con tanto di dungeon popolato di nemici, in modo analogo a quanto avveniva in Oblivion.
Usciti dalla cittadina di Helgen, ci si apre davanti un mondo intero: possiamo scegliere di seguire il nostro compagno che ci condurrà fino a Riverwood, il piccolo villaggio in cui ci verranno assegnate le prime quest, ma nulla vieta al giocatore di abbandonarsi al piacere dell’esplorazione e perdersi tra prati, foreste e fiumiciattoli. Presto avremo la possibilità di comprare un cavallo dalle stalle della cittadina vicina, il quale renderà le nostre peregrinazioni più veloci, diventando un inseparabile compagno di viaggio.
L’impegno profuso dal team Bethesda nel rendere il mondo vivo e credibile è immenso: questa cura maniacale pervade infatti ogni aspetto del gioco. Tutte le creature, umani o animali che siano, seguono un loro ciclo. Ad esempio, gli abitanti di Skyrim si svegliano la mattina e vanno a lavorare, tenendo aperte le loro attività fino al calar della notte, alle 8 di sera, ora in cui chiudono bottega e si recano in casa o nelle taverne per mangiare; finita la cena tutti a letto a godersi il riposo notturno, eccezion fatta naturalmente per le guardie cittadine e qualche ubriacone. Tenere in considerazione questo ciclo è importante in base alle vostre intenzioni: se volete vendere oggetti e mercanzie varie ai vendor, sappiate che dovrete per forza farlo di giorno; se al contrario siete un inafferrabile ladro, conviene approfittare del sopraggiungere delle tenebre per andare a compiere ruberie nelle proprietà altrui. Queste semplici routine funzionano bene e forniscono coerenza al tutto, tratteggiando un mondo che non è “perennemente sveglio” come succede spesso nei GDR, ma che segue il proprio ritmo quotidiano. Il risultato finale è il mosaico di un mondo medievale oscuro, una terra ferita da tutte le violenze che ha subito negli anni; l’ambientazione a tratti ricorda quelle di molti classici della letteratura, da Conan il cimmero al nordico Beowulf.

Spazio al combat
Per quanto riguarda il gameplay, l’impressione iniziale è che The Elder Scrolls V: Skyrim sia il seguito di Oblivion non solo nel nome, ma anche nello spirito; il combattimento ricalca a grandi linee quanto già visto nel suo predecessore e i giocatori di Oblivion ritroveranno lo stesso feeling generale, con alcune differenze. Con il tasto sinistro del mouse si controlla la mano primaria, solitamente la destra, con il tasto destro la mano sinistra (sebbene questo ad occhio possa sembrare poco intuitivo); in questo modo abbiamo il controllo totale del personaggio, potendo decidere in ogni istante se equipaggiare una spada più scudo, un’ascia e una magia, due magie o due armi contemporaneamente (il cosiddetto dual wielding), oppure adottare altre soluzioni.
Mentre il combat con le magie si fonda sull’uso della magicka, di fatto il “mana” del gioco, il combattimento ad armi bianche basa tutto sul vigore: i power attack, cioè gli attacchi caricati, consumano vigore, così come lo sprintare per correre più rapidamente. Un attacco caricato può sbilanciare l'avversario, impedendogli temporaneamente di contrattaccare; una volta esaurito il vigore, saremo però per qualche secondo più stanchi e vulnerabili ai colpi inferti. Gli attacchi in generale sono molto “fisici” e richiedono un po’ di pratica per essere padroneggiati al meglio. Dal canto loro i nemici svolgono bene il proprio compito, attaccano in gruppo e cercano quando possibile di coglierci impreparati, rendendo spesso gli scontri impegnativi e all’ultimo sangue, specie ai livelli di difficoltà più alti. Capire quando attaccare e quando difendere è perciò essenziale, e imparare i giusti tempi è la chiave tra la vittoria e la sconfitta in battaglia.
Da segnalare che, come tipico di The Elder Scrolls, il nostro personaggio riceve un bonus all’exp quando riposato, rendendo quindi molto utile trovare dei luoghi in cui dormire, magari affittando la stanza di una locanda o addirittura comprando una casa non appena possibile.
Un netto divario rispetto a Oblivion consiste tuttavia nel fatto che non esistono più classi preimpostate: siamo sempre noi a scegliere “cosa diventare”, sulla base di come giochiamo. I vari parametri migliorano a mano a mano che ne facciamo uso o li attiviamo, dando intuitivamente la sensazione che più ci si allena in una particolare disciplina e più si diventa esperti in quest’ultima. Passerete gran parte del gioco impugnando uno spadone a due mani? Bene, la perizia nelle armi a due mani crescerà, rendendo il vostro barbaro sempre più forte e letale. Vi dedicherete anima e corpo al tiro con l’arco? Ottimo, il personaggio si trasformerà presto in un arciere provetto di tolkeniana memoria.
Il suggestivo menu delle abilità, consultabile in qualsiasi momento, mostra tre costellazioni celesti corrispondenti al cammino del guerriero, del mago e del ladro. A ogni nuovo livello, possiamo scegliere uno dei tre parametri principali da migliorare (tra magicka, salute o vigore) e un perk, cioè una skill specifica che ci specializzerà in uno dei tanti rami presenti, quali per esempio magie di distruzione o recupero, armature pesanti o leggere e furtività.
Questo nuovo skill system ideato da Bethesda, per quanto potrebbe inizialmente far storcere il naso a qualche purista per le semplificazioni effettuate, funziona innegabilmente bene e snellisce il gioco da troppe schermate, andando a toccare direttamente il cuore del gameplay. Ma gli amanti del GDR non temano: il gioco non è banalizzato a un mero action game, è semplicemente stato reso più intuitivo per tutti coloro magari non avvezzi a passare ore tra dadi e statistiche.
Un discorso leggermente diverso va fatto per l’interfaccia che purtroppo si mostra spesso non molto comoda, rivelando la sua natura pensata più per il joypad da console e rendendo il girare per l’inventario alla ricerca di armi e oggetti un po’ macchinoso. La possibilità di usare un piccolo menu di preferiti, da richiamare con il tasto Q durante la foga della battaglia, rappresenta un’aggiunta gradita, così come l’opzione di bindare armi e spell con i numeri della tastiera per passare velocemente da una combinazione all’altra. Con l’allenamento e qualche imprecazione di troppo ci farete presto l’abitudine, anche se questo rappresenta forse l’unico aspetto del titolo Bethesda che non ci ha convinti appieno.

Quando non ci sarà più posto all’inferno, i Draghi voleranno sulla terra
Novità del tutto inedita per la saga sono proprio i famosi draghi, che fanno la loro dirompente ricomparsa a Tamriel. In quanto Sangue di Drago, siamo chiamati alla missione di liberare Skyrim dal terrore cercando di scoprire quale mistero si nasconda dietro al loro ritorno e, contemporaneamente, dando la caccia a queste leggendarie creature; i combattimenti con i draghi sono esaltanti, e attingono a piene mani dai pilastri del fantasy. Questi si comportano in maniera credibile, attaccando sì il protagonista, ma volgendo le proprie amorevoli cure anche su altri bersagli in caso di pericolo immediato; per esempio se un drago attacca nell’area in cui sta passando un gigante, quest’ultimo, sentendosi minacciato, ingaggerà battaglia col drago, dando spesso vita a scene dal sapore epico. A parte pochi combattimenti scriptati, l’incontro con un drago rappresenta un evento casuale e questo contribuisce a tenere sempre alta l’attenzione, dato che non possiamo sapere quando sarà la prossima volta che ci capiterà di incontrarne uno lungo i nostri viaggi; in casi particolarmente rari (e sfortunati), può persino accadere di incrociarne due contemporaneamente!
Lo shout, in italiano urlo (il cui plurale in questo caso non è “urla”, ma “urli”), è un’abilità nella lingua dei draghi, un potere della Voce che il protagonista è in grado di apprendere e usare contro i nemici alla pressione del tasto Z. Gli urli sono di vario genere, spaziando tra quelli offensivi, difensivi e di altro tipo, e vanno trovati nel mondo di gioco, incisi nella pietra in diverse location nascoste; tuttavia per poter sbloccare un urlo è prima necessario possedere un’anima di drago, ottenuta dopo l’uccisione dello stesso, da spendere nel processo per imparare definitivamente l’urlo.


Unicità e diversità
Seguendo solo la main quest la longevità si attesta sulle venticinque ore, pronte a triplicare se sceglierete di visitare per bene le tante città presenti e di portare a termine alcune quest secondarie; se infine vi farete prendere dal mondo di Skyrim e dalle sue mille vicende, la durata è destinata ad aumentare esponenzialmente, fino a centinaia di potenziali ore di gioco. Una longevità tale, da sempre marchio di fabbrica dei titoli Bethesda, è dovuta al fatto che le cose possibili da fare a Skyrim sono davvero moltissime, tanto che è impossibile scriverle tutte in una recensione: dall’esplorazione del mondo alle quest, dal crafting alla caccia di draghi, dall’unione nelle diverse gilde all’arruolamento presso la Legione imperiale o i Manto della Tempesta, per non parlare dell’housing o della possibilità di sposarsi: avrete soltanto l’imbarazzo della scelta per decidere da dove cominciare.
Il sistema di quest dinamico presente non fa altro che immergere il giocatore sempre più a fondo nell’universo di gioco. Ci è capitato ad esempio, dopo aver superato abbondantemente le trenta ore, di ricevere una lettera della Legione imperiale che richiedeva l’uccisione di un drago avvistato ultimamente sulle pendici di una montagna, o ancora di ricevere la visita di un messaggero dello Jarl, il quale ci ha tristemente informato che un nostro vecchio conoscente è mancato e noi abbiamo ereditato una parte dei suoi beni. È superfluo dire che queste caratteristiche rendono quanto più profondo e coinvolgente il gioco, fino al punto da rendere quasi indispensabile un secondo playthrough per godersi, se non tutte, almeno buona parte delle mille sfaccettature del titolo.
Ci sentiamo infatti di dire che praticamente nessun giocatore avrà vissuto la stessa esperienza di un altro, a meno che non ne copi i salvataggi: le variabili possibili sono così tante e complesse che questo rende ogni partita del tutto unica nella sua diversità.

L’avventura continua
Dopo aver pubblicato un gioco come non se ne vedevano da tempo, Bethesda ha manifestato la chiara intenzione di continuare a supportare la sua ultima fatica, per correggere i (pochi) difetti presenti. Gli sviluppatori hanno già annunciato l’uscita di una patch, volta a fixare dei bug riscontrati da alcuni giocatori. D’altronde qualche lieve imperfezione è pur sempre da mettere in conto in un titolo così immenso e appena uscito sul mercato, ma capita davvero molto raramente di imbattersi in bug in grado di rovinare l'esperienza di gioco.
Infine, ultimi ma non per importanza, completano ulteriormente l’offerta gli inesauribili mod della grande community PC di The Elder Scrolls, che in parte stanno già iniziando ad arrivare e naturalmente non tarderanno a proliferare con il futuro rilascio del Creation Kit da parte di Bethesda, andando a migliorare ancora il gioco ovunque possibile. Come già visto con le migliaia di modification e total conversion per Oblivion, alcune sono in grado addirittura di stravolgere il gioco o di perfezionarlo sotto tutti i punti di vista. A questo proposito vi consigliamo di tenere d’occhio nei prossimi tempi siti come www.skyrimnexus.com, su cui lavora buona parte della comunità di modders.   Fonte spaziogames.it

Hardware
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows XP, Windows Vista, Windows 7 (32 o 64 bit)
- CPU: dual core da 2 GHz
- RAM: 2 GB
- Scheda video: compatibile con le DirectX 9, con 512 MB di memoria dedicata.
- Accesso a Internet per l’attivazione su Steam
Requisiti consigliati
- Sistema operativo: Windows XP, Windows Vista, Windows 7 (32 o 64 bit)
- CPU: quad core Intel o AMD
- RAM: 4 GB
- disco fisso: 6 GB di spazio libero
- scheda video: compatibile con le DirectX 9, con 1 GB di memoria dedicata (GTX 260, Radeon 4890 o superiore)

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